RECENSIONI

Recensione di Marco Righetti a Caterina Pardi


Note di lettura di Marco Righetti alla silloge di Caterina Pardi inserita nell’antologia “Varianti Urbane mappa poetica di Firenze e dintorni”.

Nella breve silloge inserita nell’antologia Varianti urbane mappa poetica di Firenze e dintorni (Damocle 2011) il poetare di Caterina Pardi, mentre si dipana evitando ogni rigidità di misura (talora nella medesima lirica si assiste alla rapida alternanza fra sviluppo verticale ed orizzontale), culmina e rifluisce dagli ultimi versi di Orticultura (senz’acqua): ‘Quanto/presente a me/sono durata’.

E il soggetto che la fa ‘durare presente a sé’ è Firenze, il tepidario che ospita ‘danze di fantasmi’, la fontana di piazza D’Azeglio che ‘trabocca/di letterati dell’ultimo giorno/(di scuola)’, piazza Brunelleschi e le ‘nicchie/vani d’ombre ellittiche’.

Lo sguardo ‘si posa e riposa’, l’organizzazione del materiale poetico procede per atti volitivi, ‘che la pioggia m’impregni/il cappotto mi atterri’, accostamenti, cortometraggi di un azzardo: ‘se piove le foglie secche ospitano/piccole vasche per insetti/nei negozi spuntano oasi per bambole’.

Ripetizioni e rime imitano col loro gioco fonico il tamburellare di un’acqua che lava oltre alla città il vissuto di Caterina Pardi, che diventa contenitore di un discorso rigenerato e ‘dissolto’, bozzolo e attesa, presente che dura, appunto, stratagemma: ‘farsi apposta un piede/di gomma per infilarlo/ in una pozza/cercare un po’ di mare’.

La frase si allunga laddove è più esplicito l’accumulo di forze creato dai versi, infatti ‘di foglia in foglia un verso si raggruma’.

Quando più evidenti si fanno le intenzioni della poeta, la città che lei partorisce è anche in ‘una fila di impronte verdi’, in quella variante ad assetti toponomastici e del cuore, solo in parte già noti.

Non è solo Firenze a uscire rifatta dalla scrittura, l’affiorare martellante della campanella di scuola spinge la poeta a ‘imparare a essere bambina continuamente’.


Orticultura (senz’acqua)

Tepidario

conchiglia in vetro e acciaio

ospita danze

di fantasmi

lasciano tracce di fiato

se passo veloce

più veloce scompare

se passo veloce

lungo il guscio serrato

là fra palme invisibili

vasche inagibili

eleganti figure controllano

il vivo transitare

quanto

presente a me

sono durata.


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