Scrivo romanzi, racconti, poesie,
atti per il teatro

 

Poesia

 

Premio giuria al concorso Città di Castrovillari

Poesia Edita


L’occhio del poeta di Marco Righetti

Il paesaggio s’intreccia con la memoria e la storia in uno sguardo che è assunzione diretta delle conseguenze: un movimento profondo accende visioni e metafore, nell’unità di una partecipazione attenta alle immagini. L’occhio del poeta annulla i confini fra presente e passato, così i versi diventano risonanza di più voci, veicoli di accostamenti e intuizioni che superano il tempo (‘usciamo/nel cerchio di popoli dormienti’ o anche il ‘tuo piede d’ocra nel pronao’, o ancora ‘pithoi/contenitori vuoti/perché ora dentro c’è solo il tempo’) e approdano alla riformulazione del paesaggio: tutto circola dentro queste vedute, ‘vite da svernare’ e ‘monologhi straziati dal vento’. Il respiro dei luoghi è tutt’uno con qualcosa di eterno che ‘asciuga il tremore d’inverni’, la costruzione degli esterni procede per figurazioni inedite (‘le strisciate d’olivi e vespe immobili/l’argento controluce del pope elegante/scogliere nella barba’).


Paleokastritsa

Per una vita da svernare

per un aperto sole

usciamo

nel cerchio di popoli dormienti

strade scure sopra vesti bianche

tutto è scritto

anche la ragnatela

che tiene appeso l’eremo

e lo fa tremare

al primo cappio di vento.


Creta

tornano a confabulare palazzi e palmeti

l’isola-anemone aderisce al capezzolo marino

come l’apice emerso di un azzurro

nell’acqua scrivi parole

profili da innamorare senza rumore

entri nella nervatura di una civiltà

questi sono i pithoi,

contenitori vuoti

perché ora dentro c’è solo il tempo,

ombre saltano

Le ultime barriere ma si bloccano

davanti al tuo piede d’ocra

nel pronao

oggi ti fai baluardo di un nome antico

*

A Corfù hanno venduto tutto

il monastero-zattera in calce bianca

(la tregua durava ormeggiata)

le strisciate d’olivi e vespe immobili

l’argento controluce del pope elegante,

scogliere nella barba,

erano sfarzo le schiere di fichi d’India

numeravano tutti i derivati del verde

ignoravo aghi.

Riemerge senza mediatori

il morso di eroi sulla sabbia

una fascia di stelle incendia la ghiaia

quest’ultima neve caduta dalle battaglie

perché nessuno le scordi

da queste parti non montano parabole

per vedere meglio la storia

spiega il campione locale

le fonti sono direttamente cielo e mare

Ma qui, a Scheria,

le navi non temono d’andare in rovina.

*

Luglio a Kanoni ha un’onda circolare

che ripassa lingue di terra

il naufragio è nel suono sordo

che chiama idoli dal mare

e asciuga il tremore d’inverni.

Le didascalie che pendevano

si sono liquefatte,

un’assoluzione,

statue parlanti e korai sono frenate

da questa trasparenza

il presente si veste a fatica,

non c’è molto

un’incudine deserta,

hanno gettato un pontile sui luoghi

per un ascolto sicuro.

Lo scoglio-mandibola

piega facciate di caldo

nella fraternità incerta del riflesso,

donne bagnavano

un credo quotidiano,

ci sono, come punto d’orgoglio,

cantieri d’arance

monologhi straziati dal vento,

piccoli pugni che oscillano

senza bersaglio


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Plinio Perilli presenta IL SEGUITO MANCANTE, di Marco Righetti