Intervista-curriculum

 

Marco Righetti

note biobibliografiche in forma dialogica, almeno nelle prime pagine, si spera meno uggiose di un lento curriculum (come diceva il Signor Zeta di Enzensberger? Rimproverami appena minaccio di diventare profondo).
Mi sono presto scordato del proponimento, però, e l’elenco è stato inevitabile, perciò il lettore è sin d’ora autorizzato a chiudere il file

(qui a fianco durante la premiazione al Città di Castello 2019)

Io però devo intervistarti, chi sei? Vogliamo solo un abstract (ma molto concret):
Uno che scrive

Immaginavo, all’età tua di solito si è in grado, ma partiamo ab ovo, tu sei?
Un romarmigiano, un romano diventato parmigiano (e assai stagionato, essendo un ’58)

E maturato attraverso quali esperienze?
Ex avvocato penalista, ho studiato italianistica, letto e scritto. Per il resto ho lavorato per decenni

Non molto originale, almeno hai pubblicato?
Credo di aver pubblicato poesie, romanzi, narrativa breve, pièce

Credi?
‘Credo’ perché, una volta messa in commercio, l’opera non appartiene più al suo autore ma al diligens lector

Vecchia storia, vedi l’esortazione conclusiva al lettore nel romanzo L’attenzione di Moravia, e la sua deresponsabilizzazione del testo narrativo. Finora ‘hai creduto’. E invece le tue certezze?
Ho in cantiere due libri di fiabe, altri due romanzi, sillogi di racconti, una raccolta poetica e una storia umoristico-surreale (il tutto da pubblicare, sperabilmente, in questa vita)

Quindi a tutt’oggi non hai niente di certo
È certo che mi hanno assegnato parecchi premi, in questo sito trovi inoltre testi, pubblicazioni, presentazioni, recensioni fatte e ricevute, interviste e video

Sono cose e premi tuoi, non miei. Quali esperienze lavorative hanno influenzato la tua scrittura?
Tutte meno l’ultima

Per quale motivo, si licet?
È appena terminata, deve ancora produrre i suoi sani fermenti. In questo senso la libera professione, l’esperienza più risalente, sta ora dando i suoi frutti migliori.
Mi riferisco al periodo in cui, in qualità di difensore, frequentavo le aule degli uffici penali, godendo anche della fiducia accordatami da magistrati della Procura di Roma.

Quindi entravi in Procura per motivi professionali, non come delinquente, meglio così. E ti trovavi di fronte a?
A casi disparati e disperati, che cosa osservava Pirandello nella postfazione del 1921 a Il fu Mattia Pascal? L'inverosimiglianza della realtà può superare la stessa invenzione letteraria. Mi sentivo molto pirandelliano, in quel periodo

J’ò capì, insomma difendevi imputati
non solo dagli addebiti loro contestati ma anche dai miei pregiudizi, o almeno ci provavo

Ti sdoppiavi, ho capito, hai iniziato ad avere problemi mentali?
Trànqui, sono rimasto sano di mente

Me lo auguro per te. Che cosa accadeva?
I clienti a studio pensavano di essere in un luogo di assoluzione da ogni colpa, in un consultorio psicologico da cui poter uscire più sereni, rassicurati nelle proprie convinzioni. E soprattutto giustificati nel comportamento per il quale erano sotto giudizio

La professione che cosa ha dato alla tua scrittura?
Da quel nucleo generativo, come da un DNA finalmente sequenziato, sono nati romanzi e racconti premiati:
Ho ripreso la morte, La barca in superficie, Il lupo, Dopo ventidue c’è per sempre, Che strada ha preso la mia vita, Il Testimone, Il giorno peggiore per essere vivi, Oggi uccido io, e altri.
Ed è nata la ‘indagine per il teatro’ L’incontro, sulla realtà drammatica e ignorata degli Ospedali psichiatrici giudiziari e sul femminicidio

Ecco, il teatro, ho letto che fa parte di un discorso più profondo. Quale forma di scrittura ti attrae di più, ora? Ce la fai a dirmelo o vuoi che passi più tardi?
Se non hai problemi di prostata resta pure qui, ché ti rispondo subito. Difficile scegliere, essendo io lettore onnivoro rielaboro e partorisco impasti, azzardi letterari, divertissement, mi piace rivisitare la classicità in chiave thriller, grottesca, umoristica.
La parodia, infatti, l’umorismo dissacrante corrono lungo la triade di racconti Ma che storia è questa? anch’essa rivolta a un pubblico giovane, di cui dirò dopo.
Mi sto immergendo nel teatro, realmente un mare in cui puoi riprendere in qualunque momento a nuotare. Nel teatro il motto heri dicebamus va sempre bene, perché annulli realmente il tempo e lo rifabbrichi tu stesso, dandogli coscienza o no, contenuti affatto inediti o angoscianti, vedi per esempio la pièce Storia dell’intimo in tre tempi. Che non parla di pizzi o boxer. La trovi nella cartella dedicata al TEATRO, nel mio sito, a cui rinvio
So che ti dedichi alla scuola (a livello amatoriale) e alle fiabe
Anche su questo argomento rinvio alla cartella SCUOLA E FIABE, nel mio sito.

Finora mi hai risposto cercando di dimostrarti intelligente, e di farlo capire a me interlocutore (ho mutuato un’osservazione di Pontiggia nella Grande Sera). Altra cosa è se ci sei riuscito.
Vediamo ora cosa gli altri pensano della tua scrittura: premi?

Ti indico i più recenti. Le motivazioni dei primi tre premi elencati le trovi nel file ‘Ultimi premi ricevuti’ (quella del Paese a forma di ‘q’ l’ho appena trascritta)
•   3° posto al Concorso Argentario Caravaggio, col romanzo inedito Ho ripreso la morte
• Premio Speciale Giuria al Concorso Giovane Holden, col racconto La barca in superficie (che aveva già ricevuto la segnalazione al Premio Metropoli di Torino)
•   2° al concorso Le Pietre di Anuaria, con la pièce La vita che credevamo
• Segnalato allo Speciale Infanzia 2023, con la fiaba Il paese a forma di ‘q’
• 2° al concorso Quasimodo Maria Cumani, col racconto inedito Dopo ventidue c’è per sempre
• 3° alla Botteguccia delle favole con Storia di Re Agio e dei capricci di un prefisso
• 2° al Città di Cologna, con la fiaba Come gocce
• Segnalato al Concorso Set Art con la silloge di narrativa umoristica Ma che storia è questa?

Ti avverto che hai già iniziato a elencare, perciò me ne vado, continua pure a intervistarti da solo, come i matti
O come fece, per esempio, Pasolini nel poemetto Una disperata vitalità

Fine del colloquio, proseguo da solo (tanto non cambia nulla)

e questi che seguono sono riconoscimenti meno recenti, fra i quali molti primi e secondi piatti, o rectius ‘posti’:

Il premio Cesare Pavese 2013 per la poesia, Lago Gerundo, Venanzio Reali (3 volte), Trieste poesia, Giuseppe Gioacchino Belli, Il Camaleonte, Concorso nazionale di Calabria e Basilicata, Lorenzo Montano, L’Astrolabio, Cuore di tenebra, Cinque terre Golfo dei poeti, Terre di Liguria, Le Grazie Porto Venere, Val di Magra Roberto Micheloni, La torre pendente, Targa Marcocci, Pensieri in versi, Inedito anziano, V. Marcellusi, Hermatena, Le Conchiglie e il mare, M.Yourcenar, Augusto Mancini, Peter Russell (2 volte), Emilio Greco, Padre Raffaele Melis, Insula romana, Casentino, Kriterion, Santa Maria del colle, Città di Lanciano, Lago verde, Les Lyriques, Terzo millennio, Marietta Baderna, Violetta di Soragna (2 volte), La vita in prosa (2 volte), Elogio alla follia, Tra Secchia e Panaro, Città di Rufina, Giorgio La Pira, Il Nocciolino, Antonelli Castilenti. La silloge poetica inedita Somiglianze fu segnalata dalla giuria del Premio Europeo di Letteratura curato da Campigli & Partners

Quindi avrai casa piena di coppe, ma stranamente non ti hanno ancora accoppato. Che te ne fai?
I riconoscimenti sono sempre stati occasione di confronto e di conoscenza, mi hanno regalato incontri ed esperienze di viaggio, che cosa dice Steinbeck? Non si può scrivere in base alla memoria, che al massimo è una cisterna contorta, bisogna conoscere dal vivo la luce la lingua i colori le persone che finiranno sulle proprie pagine. E così i premi letterari sono diventati essi stessi materia di racconto. Narrativa che riscrive la vita.

Per esempio?
Una volta ero seduto in treno, la coppa vinta in un premio letterario era infilata nella cappelliera sopra la mia poltrona, e negli occhi di giovani malmessi, d’aspetto in qualche modo preoccupante, che avevano monopolizzato i consueti quattro posti intorno al tavolino. Chissà chi gli ha pagato il biglietto, ho pensato. Mi lanciavano sguardi interrogativi, volevano capire a quale evento fosse legato il mio trofeo. E così quello che chiamerei il Vago, narici ingorgate da croste, un sentore di polvere bianca sul labbro superiore, ha preso coraggio. Vedendomi sfogliare le pagine di un libro che con quella coppa, secondo lui, non doveva avere collegamenti, senza andare alla domanda diretta mi ha chiesto, ve la traduco, perché mai fossi un dirigente sportivo così sobrio, e non stessi con due iPhone per mano.
A parte che anche il direttore di una catena commerciale o l’avvocato di grido, immagino, sarebbero in grado di permettersi una simile quaterna, ma io non appartengo al mondo dello sport, né ho mai allenato qualcuno.
Lo Sbirro, abbandonando l’aria rancorosa per una curiosità invincibile, si è fatto prendere da un solo pensiero. Si è staccato anche lui dal coretto di voci biascicate e facce ridacchianti, e indicando la coppa ha finalmente liberato la domanda che doveva agitarli. Quella è minimo d’argento, scusa eh, ma quanto hai dovuto pagà per vince’ e avella? [pagare per vincere e averla]
Con meticolosa tranquillità ho aperto lo zaino e, invece di tirar fuori ginocchiere o guantoni, ho estratto un libro di racconti e ho letto qualche riga di un mio testo, in cui – ho precisato guardandoli a uno a uno, e giocando facile – descrivevo il mio incontro in treno proprio con loro, già accaduto in passato.
Lo Sbirro e il Vago sono sbiancati, un altro era pacificato in un’attenzione confusa, stanca, l’ultimo ascoltava col pugno sotto al mento, ammirato.
Finché sarete così sospettosi resterete sempre poco originali; e infatti, l’avete appena visto, io già vi conoscevo, ho aggiunto.
Lo Sbirro ha proclamato soddisfatto la provvisoria conclusione generale: allora te chiameremo Er profeta, come quello del ristorante sotto casa.
Gli amici hanno riso convinti mentre io, avendoli mentalmente parcheggiati in stereotipi come Sbirro e Vago, avrei dovuto dar retta alle mie stesse parole. E invece ho continuato nell’orazion picciola: perché non cercate di essere autori delle vostre domande, ragazzi, anzi della vostra vita? Non fidatevi del facile complottismo messo in giro da altri, non fidatevi neppure di me.
E subito il più sveglio mi ha tolto di mano il libro e si è messo a leggerlo a voce alta, in modo un po’ sgangherato, mentre i compagni, occupanti sparsi dei loro posti, pendevano dalle sue parole, e dalla mia faccia sospesa in un indefinibile sorriso.
Ma qui dentro nun ce semo noi [non ci siamo noi], ha detto squarciando la bocca in segno di sorpresa.
E io, implacabile: la realtà, quando sei tu a guardarla, non è mai come te la dicono gli altri. E così hai scoperto che non eravate voi quelli del racconto. E poi come potevo, diciamo così, infilare ognuno di voi dentro semplici parole?
(Come se non l’avessi appena fatto, commenterete anche voi, ora).
Vedete ragazzi, ho concluso, è così difficile scrivere, si perde sempre un grosso pezzo di realtà.
Incoerenza a parte, non volevo più avvantaggiarmi su nessuno di loro. Almeno questo è certo.
Allora la prossima volta t’aiutamo noi a scrive’ [ti aiutiamo noi a scrivere], ha replicato lo Sbirro, placato. I sodali hanno approvato. Anch’io.
Il Vago, lui invece non pago, smentendo il nome di battaglia in cui l’ho incastrato è stato franco: ahó, ma te chi sei allora?
Io? Un ex ciascuno di voi.

Recensioni curate?
Ho scritto prefazioni e note a lettura per vari testi, fra cui:

Testa e Croce, di Silvia Zoico (Valentina 2006)
Curve di livello, di Annamaria Ferramosca (Marsilio 2006)
Il vino rovesciato, di Valeria Ferraro (Manni 2006)
Banchi di-versi, di Bruno Cantarini (Raffaelli editore 2007)
Le lacrime delle cose, di Gabriella Sica (Moretti & Vitali 2009)
L’algebra della vita, di Ivano Mugnaini (Greco e greco, 2011)
Amalgama, di Valeria Serofilli (in La parola e la cura, Puntoacapo 2011)
Dai tempi, di Valeria Serofilli (Puntoacapo 2013)
La silloge di Caterina Pardi in Varianti urbane mappa poetica di Firenze e dintorni (Damocle 2011),
Gli anni delle donne, di Paolo Polvani (Edizioni del Calatino, 2012)
Minime da una fine, di Liliana Zinetti (Edizioni CFR 2013) https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=982&Tabella=Recensioni
Esisti in me, di Lorenzo Franzoni (Il ponte vecchio 2017),
Il segreto del pendolo, di Nunzio Buono (Accademia Barbanera 2020)

Recensioni ricevute?
Per queste, come per quelle precedenti, rinvio agli stralci riportati nel mio sito alla directory ‘Recensioni’

Hai partecipato a Grandi eventi?
Miei testi sono stati coreografati in occasione di grandi eventi di danza, fra i quali:
• Festival internazionale della Val di Noto a Catania
• Accademia di Santa Cecilia: Premio delle Arti
• Premio Roma,
• Castello Odescalchi di Bracciano,
• Teatro Ruskaja dell’Accademia Nazionale di Danza,
• Conservatorio di Trapani
• Premio Giuliana Penzi a Udine
                                                    *
VENIAMO A PUBBLICAZIONI E INEDITI

PER:

• SCUOLA E FIABE
• TEATRO
rinvio alle specifiche cartelle sul menu del mio sito

  *
Raccolte poetiche:
Dopo un’iniziale partecipazione ai “Quaderni del calamaio” e a “Una strada di parole” per i tipi di Book editore di Massimo Scrignoli, ho pubblicato:

Dirette (Lietocolle 2006) Premio opera prima al concorso L’astrolabio 2007 http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/dirette

Il seguito mancante (Puntoacapo 2010) Premio giuria al concorso Città di Castrovillari
http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/postfazione-di-plinio-perilli http://www.literary.it/dati/literary/f/ferramosca/il_seguito_mancante.html http://www.marcorighetti.com/presentazioni/presentazione-di-amacchia-il-seguito-mancante

In questo breve corso senza fine (Puntoacapo 2015)
http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/recensione-di-rpiazza-in-questo-breve
http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/recensione-mferrari-in-questo-breve
Finalista al Premio Gozzano
Premio speciale giuria a Il Litorale
segnalato a Le Grazie Porto Venere La Baia Dell’arte

Il poemetto Riscritture è visibile online su Senecio http://www.senecio.it/riv/43.html, rivista di cultura classica in cui figurano molti altri miei testi. Nello stesso sito è pubblicata la recensione di Annamaria Ferramosca: http://www.senecio.it/rec/righetti.pdf

La silloge A occhi chiusi è pubblicata in Retrobottega 2 AA.VV. CFR 2012, http://www.marcorighetti.com/recensioni/a-occhi-chiusi-recensione-perilli

Altre liriche sono state pubblicate nel Fiore della poesia italiana I contemporanei, Puntoacapo editrice 2016, e nel Lunario di desideri (Di Felice Editore 2019), antologie curate entrambe da Vincenzo Guarracino

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I romanzi:
Sole Nero (Leone ed. agosto 2012, mese in cui ne sono state vendute circa 5000 copie in abbinamento al quotidiano Libero). Fra le recensioni:
http://www.marcorighetti.com/recensioni/recensione-perilli
http://www.libertiamoci.bari.it/2012/12/a-proposito-di-scenari-ecologici-ecco-un-saggio-su-sole-nero...,
http://www.versanteripido.it/recensione-di-paolo-polvani-a-sole-nero-di-marco-righetti/
http://www.dailygreen.it/sole-nero-un-originale-noir-ecologico/

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La vita è molto più (Leone ed. 2013)
Dice Veronica, la madre: “Io sono sola al mondo. Perché ho Francesco. La mia è l’unica solitudine a due. E allora siamo soli due volte.”
Amore e dolore stretti in un solo sguardo, in una pietas che si apre a ogni pagina, come una terapia all’inevitabilità della vita: ma allora ‘anche la luce è irreparabile’.
È dal dramma più intimo che ha origine il resto, ‘è dal dolore e amore più privato che hanno origine i passi della gente, le vie della città’. È dal problema di Francesco che iniziano il mistero della vita, i fatti narrati, Roma, presenza fascinosa e indiscreta. L’irriducibile distanza fra la situazione creatasi in famiglia (l’autismo di Francesco) e la ‘normalità’ degli altri non è che l’invito a guardare i fatti con verità, nella consapevolezza che le risorse della vita non sono mai tutte dichiarate, né possono esaurirla. Nulla può consumarne la ricchezza, né il dolore né l’amore.
‘Quando vuoi chiamami, io sono quella che sono, una come tante, e credo mi basti’ dice Veronica all’amica. ‘E poi sono la mamma di Francesco. E questo non mi basterà mai’.
‘Francesco ogni giorno sa quello che lo attende’, è ‘il piccolo maestro che non si preoccupa di cancellare l’ombra, lui ti dice se c’è l’ombra c’è pure la luce che la crea’.
Il romanzo ha ricevuto 4 premi:
Città di Cattolica
Gli amici di Morfeo
Un libro amico per l’inverno
Premio Thesaurus
e la segnalazione al Premio Michelangelo Buonarroti.

Fra le recensioni e interviste:
https://www.dailygreen.it/la-vita-e-molto-piu-parla-marco-righetti/

la presentazione di Plinio Perilli: http://marcorighetti1.blogspot.it/2013/12/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html#comment-form

l’intervista di Paolo Polvani
https://www.larecherche.it/testo.asp?Id=995&Tabella=Articolo

http://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/recensione-di-la-vita-e-molto-piu-di-marco-righetti/

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Ho ripreso la morte (inedito)
3° posto al Premio Argentario Caravaggio 2023
(per la motivazione si veda il file ‘Ultimi premi ricevuti’)
Il romanzo parte dal thriller devia sulla detective story, diventa indagine su fenomeni mafiosi, atto d’amore per la natura e l’Arte, attrazione verso il mistero celato da entrambe. Il primo personaggio a entrare nelle pagine è infatti il professor Gherardo Fanti, docente di storia dell’arte all’ateneo padovano, una sorta di contemporaneo Hermann Raffke (il protagonista del perecchiano Storia di un quadro), un connaisseur della grande arte alieno da intenti speculativi; ma è subito la scrittura a prendere su di sé la trama, e lo fa filmando le macrosequenze in diretta, sotto gli occhi del narratore-operatore e del lettore.

*
Le sillogi di racconti:

1. L’occhio di Dio (LuoghInteriori 2020)
1° classificato al Premio Città di Castello 2019
Fra i testi della raccolta che avevano già ricevuto riconoscimenti:

• Guido e Monna Bianca, finalista al concorso Elogio alla follia, è dedicato alla vicenda umana e poetica di Guido Cavalcanti, inquietante rivisitazione degli ultimi mesi della sua esistenza. «Sono sempre io, il Guido che hai lasciato, anche se ora le apparenze ti hanno terrorizzata e il mio viso ti sembra un vomito di fango, un’incursione di diavoli su un corpo terreno. Mi è bastato un tuo sguardo per riaccendermi il desiderio. Questo volto ha perso l’abitudine a ricevere amore e attenzione, si è cimentato con l’ignoto e ne è uscito sconfitto, un “folle tempo m’ha giunto”».
• L’isola, pubblicato su La Mosca di Milano, distopico scenario in cui due laghi scuri di un’isola del Pacifico, inquadrati da un satellite a centinaia di chilometri d’altezza, riveleranno un’origine e degli effetti inimmaginabili
• Si vola anche oggi, finalista al Premio Milleparole, organizzato da Raffaelli Editore, racconto leggero che abbandona (anche fisicamente) la gravità delle cose per un giro nell’umorismo surreale
• Il Test di Caino (http://www.marcorighetti.com/narrativa/il-test-di-caino), ove da un futuro non desiderabile il protagonista dice di sé: «Sono al confine tra le cose e l’umanità. La vita, come voi la intendete, è un vestito che non ho mai potuto mettere, costretto come sono nell’immobilità che mi accompagna, nell’inaudita durezza del corpo. Non è casuale, io sono il tragico prodotto del determinismo imperante. Oggi non è come una volta: l’uomo ha imbrigliato la natura con camicie invisibili, l’uno ordina l’altra esegue. E mi ha forgiato con la medesima durezza delle decisioni da cui trassi origine. Non esiste più il caso, le responsabilità sono aumentate da far venire le vertigini, tutto è addebitabile a qualcuno. Il bianco e il nero sono il giusto e la perdizione, la moneta non può stare in equilibrio, non ci sono gradazioni. Nessun fallo si può più perdonare, chi sbaglia paga anche se il debito è prescritto, perché la legge ha una memoria infinita».
• Il bambino sotto il mare, thriller elegiaco del ricordo materno
• Lo specchio del Mantegna, testo che vede il grande pittore, all’uscita da un odierno supermercato, coinvolto in una situazione imprevista. Il suo intervento cambierà totalmente la vita di una donna extracomunitaria

Questi ultimi 3 racconti hanno anche avuto letture nelle scuole

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2. Lettere e voci da un’altra storia (inedito)

finalista al Premio Città di Asti 2022, i cui testi, basati su drammi reali, «squarciano i veli del silenzio in vicende di ‘ndrangheta, di abusi familiari, di carenze affettive; ritraggono donne e madri durante guerre in corso, drammi privati. Nei racconti che aprono la silloge e in quello conclusivo campeggia la parola ‘madre’, forse la ricerca (anche personale) di un’origine smarrita, e di una nuova consapevolezza sulla centralità della donna-naturalmente-madre».
Talvolta è ‘l’incidente della giovinezza’ sul banco degli imputati:
«Qualcosa di te oscilla tra l’archivolto della veste raffigurata sul libro e la tua zip postmoderna. Il passato offre le sue attitudini alla bellezza e alla perdita, le porta via con te attaccata, in bilico sul vuoto. Vuoi dirmi qualcosa. La vocale fa presa sulla bocca ma non ha spessore, resta stecchita. Lavora silenzioso il tarlo che ti consuma.» (da La verità è in quello che c’è già stato)

Fra i racconti:
• La barca in superficie
Premio Speciale Giuria al ‘Premio Giovane Holden’ 2023 (per la motivazione si veda il file ‘Ultimi premi ricevuti’), e segnalato al Premio Metropoli di Torino


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3. Ma che storia è questa? (inedito)
In direzione spiccatamente comica la triade di racconti, segnalata al Premio Set Art e parte di un progetto più ampio, riscrive la storia pubblica e privata, scomodando Pasolini Kubrick e Rosi, lo scandalo Lockheed e Mani Pulite, il dirigibile Norge e Lindbergh, Francesco Sforza De Gasperi Amerigo Petrucci e Ciriaco De Mita, i mascheroni sui balconi ragusei, i Sassi di Matera, Praia e Tropea, Virgilio Manzoni Don Abbondio Albino Pierro e Bufalino.
Il tutto in una fantasmagorica serie di avventure parossistiche, disgreganti ogni senso comune, di dialoghi strampalati e nonsense deflagranti.
Si va dal viso quadrupedico della rupestre e giocherellona Sibilla CaprioLina ad Achille, «un romanoide detto ‘er polpetta’ per la sua capacità di rabbonirsi anche i canidi più feroci» che insegna ‘mitologia applicata’ alla Pitbull University, «un ateneo della Pennsylvania cinofilo e razzista, nel senso che qualunque umano vi si fosse avventurato se la sarebbe vista con schiere di pitbull scatenati».
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4. Ieri è per sempre (inedito)
di cui fanno parte, fra gli altri, i testi tratti da storie vere:

•   Dopo ventidue c’è per sempre, 2° al Premio Quasimodo Maria Cumani, indagine su un parricidio, nonché sulle lacerazioni che l’hanno preceduto e seguito
•   Che strada ha preso la mia vita, segnalato al Premio Raffaele Crovi. Una madre di famiglia alle prese con attacchi di panico e un’apprensione patologica per il figlio piccolo, deve vedersela da sola. Il suo travagliato rapporto con il marito non le semplifica certo l’esistenza, il suo amore sincero per lui non può nulla per migliorare la situazione. Ci penserà la vita a dettare il seguito.
            nonché i racconti:

•   Una storia romana, su un episodio della vita di Caravaggio, già vincitore al premio La vita in prosa, e pubblicato sulla fanzine Versante Ripido https://fanzine.versanteripido.it/il-racconto-del-mese-una-storia-romana-di-marco-righetti/
• Canzoniere in treno, pubblicato su Senecio
http://www.senecio.it/rec/Righetti_Canzoniere%20x%20Senecio.pdf
ove un Petrarca in gran forma nel 2024 sorprende la sua amata in un treno in corsa, che per lei è fuga da un grave crimine informatico. Con la complicità della notte il lettore assiste alla metamorfosi dei versi del poeta in una veste che possibilmente imprigioni, e non solo in senso metaforico: come a fare della poesia la miglior arma al servizio della suspense, se non della stessa realtà. Riuscirà questa nuova tunica di Nesso a produrre il suo effetto sulla pelle della donna amata?
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Esperienze come attore?
Sono stato finalista nella sezione Attore al premio Nicola Martucci per l’interpretazione del monologo centrale di Edipo da La serata a Colono di Elsa Morante.


Scrivi su riviste?
Attualmente pubblico sul sito di antichistica Senecio (www.senecio.it)

Sul blog clinicafinanziaria (https://www.clinicafinanziaria.it/litterae/letteratura/di-come-lo-scrittore-e-poeta-marco-righetti-l...) è uscito un mio sarcastico divertissement sui banchieri: L’Alighiero intendeva banche! (che verrà pubblicato anche su Senecio), piratesca, garbatamente irriverente incursione nell’Inferno e Purgatorio danteschi e coniazione di una pena massacrante per i banchieri privi di scrupoli

Con testi, interventi e recensioni sono ospite anche su altre riviste cartacee od online: Poeti e Poesia, Gradiva (numeri 34, 39-40), La Mosca di Milano, il clanDestino, LaRecherche, Versante Ripido.

Nei primi anni 2000 ho collaborato con il “Club degli Editoriali – Associazione
nazionale professionisti e operatori dell’editoria”

Plaquette?
Nel 2013 Puntoacapo Editrice mi ha dedicato la plaquette monografica I quaderni dell’Ussero.

Hai scritto saggi?
Solo assaggi. Vinsi il 1° Premio al Concorso Marudo 2013 con un testo Sugli assetti intergenerazionali e i nuovi linguaggi
Mi sono poi cimentato nel saggio breve Lo specchio, il doppio, le maschere, che muove dal romanzo Lo specchio di Leonardo di Ivano Mugnaini
http://www.ivanomugnaini.it/lo-specchio-il-doppio-le-maschere/ https://poetarumsilva.com/2016/07/19/lo-specchio-il-doppio-le-maschere-di-marco-righetti/
  *


Giudizi sulla tua opera poetica? Mi raccomando non comizi, o sproloqui torrentizi e tralatizi, vanno bene anche indizi (purché non fittizi)

Dirette
“In Righetti c’è un richiamo alla verità della parola. E anche una traccia, comunque: in ogni poesia c’è almeno un verso, un’espressione che svela il senso, direi un verso-chiave. Trovarlo è scoprire dei gioielli: ad es. “oggi mi è figlio tutto quello che ami”(p.75). È un verso che da solo fa questa poesia; non parla solo dell’amore ma raggruppa tutto, anzi “raggruma” tutto. Le parole come grumi di significato. Un altro esempio: “in casi del genere è adagio l’annuncio”(p.14): il che significa che la lingua della poesia merita attenzione, riflessione, ci vuol suggerire il poeta. È una poesia semplice, ma non facile.”
(dalla presentazione di Gianfranco Lauretano, il 23.11.06) http://www.marcorighetti.com/poesia/dirette-presentazione

“L’autore si mette a nudo, seppure con adeguati schermi protettivi. Il titolo della Sezione conclusiva del volume, “Con lieve incalzare”, contiene forse una chiave di più ampio uso e funzione. Il titolo sarebbe stato consono per l'intero libro. L'indicazione di un passo, un ritmo musicale, che dà il tempo a tutte le liriche. Lievi ma dense, non di rado graffianti. Ma sempre con leggerezza, senza pretendere mai di indicare ed imporre verità assolute” (dalla relazione di Ivano Mugnaini, membro della giuria dell’Astrolabio)

***

Il seguito mancante

“Il seguito mancante è ricchissimo umbratile specchio di affilate connotazioni stilistiche, di fiere digressioni esistenziali, insomma di materiale per una giudiziosa e compartecipe indagine critica.
Libro complesso e munifico, questo, originale, seppure coltivato e nutrito di un’ininterrotta tensione intellettuale che sembra aver assai bene imparato, e quasi mimato la grande tradizione intellettuale del ‘900 migliore: che è italiano, certo (Montale, Sereni, Fortini, un certo Zanzotto, alcune nuances di Giudici, quello insomma di Autobiologia e La vita in versi) ma in maggior misura ancor più straniero (il provvido magistero anglosassone: Eliot, Auden – e i più irregolari dei contemporanei francesi: Michaux, Char, Frénaud, fino a Bonnefoy).
Qui il linguaggio ausculta il linguaggio, mentre il cuore impazza o si raffrena, tachicardico o sedato come per provvida indispensabile terapia… Molto belle, ad esempio, certe sue poesie tese a ritrarre le schegge impazzite, o le esistenze fin troppo pazienti e quietate del microcosmo che lo circonda (donne, amici, conoscenti, umili comuni creature incrociate e affrontate come lo specchio oscuro di Montale di cui parlava Avalle)…
Una sacrosanta etica laica che ci abbisogna e degnamente non poco ci consola, lenisce tutti i consueti bilanci in rosso per crisi, decadenza o sterile assuefazione; diciamolo pure, atroce, risibile sindrome postmoderna.
Lucidità memoriale, e, in parallelo, trasparente assimilazione, sovrapposizione linguistica, stilistica… Sembra essere tale, il metodo, l’ossimoro concettuale, lo sliricato sommosso lirismo con cui Marco insegue la poesia anzitutto dentro di sé, per ricondurla fuori, riseminarla, liberarla al mondo – come appunto ogni seria, anche drammatica memoria penalistica lotta e pensa in nome di un’innocenza che tutti gli altri vorrebbero (anzi devono) mettere in dubbio” (dalla postfazione di Plinio Perilli) http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/postfazione-di-plinio-perilli

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A occhi chiusi

“Nelle 9 strofe cadenzate del poemetto A occhi chiusi, fluenti a denso, emorragico “flusso di coscienza”, Marco Righetti architetta una trasparente e inesorabile cattedrale interiore tutta consacrata al “sottosuolo emozionale”, al “fuoco delle consolazioni”, alla ”anestesia d’una gioia” – insomma al dramma non infrequente d’una nascita difficile, tarata. Con tutta la laica pietas che si addice a un poeta vero, e soprattutto a un uomo, discepolo e adepto vero dell’Umano, l’autore irradia, rastrella insieme nuvole di sogno e zolle esistenziali, azzurro e pietre – in nome di quel luziano “duro filamento d’elegia” che solo può coniugare, esorcizzare in poesia questi drammi sempre scorrevoli e irrisolti, purgatoriali e angelici, sommersi e poi salvati…” Plinio Perilli http://www.marcorighetti.com/recensioni/a-occhi-chiusi-recensione-perilli

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In questo breve corso senza fine
“Nel discorso dell’autore si evidenziano, spessissimo, descrizioni naturalistiche di grande bellezza ed efficacia e la natura stessa è spesso protagonista dell’opera. Una forma modernissima del versificare caratterizza i componimenti del nostro, che sembrano decollare senza sforzo sulla pagina, spesso con incipit fulminanti.
La densità metaforica e sinestesica si evidenzia spesso nelle composizioni, pervase tutte da una vaga e misteriosa bellezza.
Il versificare procede per accumulo e le sue caratteristiche più evidenti sono leggerezza, velocità, luminosità e nitore.
Quasi tutte le poesie sono suddivise in strofe compatte e, nella maggior parte dei casi, fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e minima è la punteggiatura.
Sembra che la partita, nelle poesie del poeta romano, si giochi su due livelli, che s’intersecano con ottimi risultati di sintesi, quello dell’affabulazione e quello della riflessione sulle stesse immagini dette con urgenza, attraverso sintagmi precisi, concentrati e carichi di senso.
Alto il componimento Ci sono troppe anime, che fa parte della sezione eponima, poesia divisa in tre strofe sempre misurate e musicali, con un ritmo sincopato che produce una grande bellezza, con un andamento e una forma scabri ed essenziali.”
Raffaele Piazza (segnalazione del 9.3.2016 su Poetrydream e http://www.literary.it/dati/literary/p/piazza/in_questo_breve_corso_senza_fine.html)

“Quello che possiamo fare, come la ragazza disabile che ci rappresenta tutti, è «togliere il buio / smuovere un po’ d’acqua nel mare» (p. 20, dove il mare è il paradigma dell’Essere). E coltivare la pietas nei confronti dei congiunti (si veda l’altissima e liricamente purissima terza sezione eponima), dell’umanità (e qui rimando al Trittico: sui muri di Lampedusa) e del mondo tutto”
dalla presentazione di Mauro Ferrari, http://www.marcorighetti.com/libri-di-poesia/recensione-mferrari-in-questo-breve

Io Paola, ragazza disabile. “Marco Righetti sa attivare il potere magico della poesia, distillando in versi nitidissimi, levigati (mai niente di troppo) la forza dell'empatia, la capacità d'immedesimarsi intimamente con l'altro e condividerne emozioni, sentimenti, sensazioni. Si priva di sé per essere Paola, ragazza disabile, fatta di attese e desideri, quindi creatura simbiotica del mondo (muovo l'acqua di quel che sono ...) dove "il corpo è già pineta". Il poeta come il mitico Proteo in tutto si trasforma, tutto sente, rinasce ogni volta e ricorda "cieli che non ha vissuto". È un viaggio sconfinato e interiore, ma che attraversa e permea il lettore di colori, umori, dilatando spazio e tempo, in una panica transustanziazione. Così va oltre il sensismo simbolista e decadente (si pensi a D'Annunzio della "Pioggia nel pineto"); qui si è dentro le cose, nel loro scorrere, fluire, rapprendersi e fuggire, implosi nella vita dove il semplice sentire diventa essere.” Manuela Bartolotti

“La passione per il mare, il piacere di camminare sulla sua riva, il dialogare con una persona amata, la gioia di riscoprirsi in due ad apprezzare le stesse cose, ad osservare lo stesso paesaggio. Di taglio cinematografico sono i versi di Gennaio si versava sulla costa, che raccontano l'incontro tra due persone in riva al mare in inverno e che stanno per lasciarsi. Il linguaggio procede per accenni e la situazione tra i due alterna un dialogo frammentato con le osservazioni del paesaggio marino che rispecchia l'interiorità dei personaggi i quali ci appaiono ritratti in un momento di difficoltà espressiva o forse anche affettiva. L'occhio dell'autore compie passaggi dal dentro al fuori e viceversa e i due vengono regalati al nostro immaginario come certi personaggi dei primi film di Michelangelo Antonioni, vittime ed al tempo stesso carnefici l'uno dell'altro. Il lavoro di Righetti si distingue per una forma espressiva priva di debolezze sentimentalistiche, che talvolta rasenta il prosastico, ma la finta semplicità del suo linguaggio è capace di dare efficacia e vigore ad una storia nella quale molto è affidato all'immaginazione del lettore, perché il poeta conclude il suo lavoro affermando: “una foglia di sole ci salvò/dal reato d'immaginare troppo”
Valeria Palmas

“Poesia intensamente autentica, La ballata di Ahmed è la cronaca di una umanità alla ricerca di affetti, di quotidiani bisogni.... L'autore racconta la disperazione di quando "la barca è un astuccio rotto..." e di quanto si muore per dare senso al proprio fuggire. Emotivamente forte, capace di toccare ogni grido, ogni mano alzata, in segno di vittoria o semplicemente di resa...” Antonio Nesci