Scrivo romanzi, racconti, poesie, atti per il teatro

 

TEATRO

 

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TEATRO

 

Ho scritto

                le pièce:

·     In costante dialogo con l’antica tragedia greca, L’incontro, indagine drammatica in tre episodi, porta in scena lo scandalo quarantennale degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG, aboliti definitivamente solo nel 2017) e la realtà del femminicidio.

Si trova su un suolo marziano l’OPG che i tre ospiti, membri dell’associazione Orim, visitano nell’anno 2008: del pianeta quasi irraggiungibile, tremendamente inospitale ha tutte le caratteristiche fisiche e spaziali, dalle impronte sui vetri, preziose tracce della disperazione degli internati, al loro incerto, grottescamente saltellante modo di camminare, ai reperti rinvenibili sul pavimento. Lo sfasamento spazio-temporale vale anche per i tre visitatori, che muovono i primi passi di una conoscenza stentata, fatta dei gesti lenti e accennati tipici di chi non sa come comportarsi in un ambiente non destinato alla vita.

Nel susseguirsi di voci, situazioni e disperati aneliti religiosi si aprirà improvvisamente un caso di femminicidio, misteriosamente anticipato dal prologo recitato fuoricampo. Nel II episodio la forma monologante descrive cosa il protagonista vede oltre la porta della ragione: Raul non incontra più il limite di ogni azione umana.

La scena vivrà anche il suo momento più alto, il cristiano abbraccio davanti al nuovo compianto sul Cristo deposto dalla croce.

 

·       La vita che credevamo (2° posto al concorso teatrale Le Pietre di Anuaria 2023, per la motivazione si veda il file ‘Ultimi premi ricevuti’), dramma in tre atti sulle vicende di una famiglia in cui, attraverso dinamiche spesso imprevedibili, le verità credute si scontrano con una realtà ben diversa

·       2070: due ombelichi (2° posto al concorso teatrale Nicola Martucci Città di Valenzano)

·       Mettiamo alla prova l’amore

·       Il posto (in Teatro contemporaneo e cinema n.10/2011)

·       Il canestro, pubblicata nei Drammaturghi del drago (Bevivino 2012)

·       Epilogo (possibile storia delle parole ultime)

·         La terrazza, storia dell’intimo in tre tempi Un solo esterno colto in tre momenti storici – dapprima terrazza di un ristorante (nel 1953), poi pertinenza di un appartamento privato (2024), e infine roof-garden di un rinomato locale in un futuro prossimo – in ogni situazione dilatato a luogo e tempo della coscienza. Dalla quale emergono storie di violenza subita da una partigiana, l’ambiguo confronto fra un marito e il fantasma della moglie deceduta; nonché, nel finale inquietante, la distanza fra realtà creduta dal singolo e quella ritenuta dagli altri: «Quello che accade non è uguale per tutti. Oggi solo chi è stato qui al centro della terrazza ha visto un pannello precipitare oltre».

Fra pubblica rimozione di private vergogne, interrogativi religiosi e controlli delle coscienze è sempre la percezione individuale a reggere l’intero dramma, lo sforzo di scongiurare un pericolo, aprirsi il varco verso una salvezza.

 

 

·       Porte scorrevoli Amara, grottesca parabola sulla privacy. Al centro del dramma una sala d’attesa d’ospedale di una grande città, una moderna agorà di ascolto. Le porte mobili d’accesso ai padiglioni si aprono quando il familiare dell’infortunato consente al trattamento dei dati per la privacy, condizione perché quest’ultimo possa essere sottoposto alle cure del caso. Restano chiuse quando il PC da cui dipendono non funziona, impedendo ogni contatto con i pazienti. Tale ambivalenza segna però anche le fasi della comunicazione fra Luca e la moglie Gina, là ricoverata in fin di vita. Quando le porte, a causa dell’ennesimo problema al PC, rimangono chiuse Gina resta confinata nell’oltre, nella ignota vita dei reparti; ma d’altro canto Luca, nella grande sala d’attesa, si ritrova a vivere la vita stessa degli altri, in barba a ogni riservatezza giuridica. C’è il rischio che quelle porte non si riaprano in tempo utile, che il privato di Gina resti sigillato, e con esso la sua stessa sorte. Non resta che affidare gli eventi ai coup de théâtre

·       Benvenuti ragazzi, ove la figura paterna entra in relazione con “altre persone con cui fare famiglia”. La invocata possibilità di rivedere Giovanni, il figlio morto, da domanda portante finisce con l’apparire terreno di scontro e incontro, in cui tutti si confrontano con la propria immagine della vita: saranno gli stessi protagonisti e il e il pubblico a creare sbarramenti e divisioni, a tirar su una sorta di processo all’esistenza, con esiti imponderabili.

·       NAT’in Sicilia

La pièce in due atti e sei scene è ambientata nella periferia di Catania, non lontano quindi dalla base militare di Sigonella e dalle altre infrastrutture NATO e USA presenti nella provincia, nel 2028, in pieno dominio di cyber war, di campagne con finalità spionistiche a danno della sicurezza nazionale.

Ma il tutto è visto sempre attraverso gli occhi filtranti dei protagonisti, in un continuo intreccio fra realtà drammatica e spettacolo. Ipotesi e parodia di un’allerta da scenario bellico, vissuta nello spirito siciliano, con larghe concessioni al dialetto locale, la commedia dà ai protagonisti il microfono per condurla fra colpi di scena e richiami al sacro, alla catanesità, al colore stesso delle parole-cose.

I dialoghi disegnano scene in mutazione, sull’onda di interrogativi dilaganti: perché nella banca IDC di Catania un ufficiale dell’USAF, l’aeronautica militare statunitense, avrebbe guardato con occhi di fuoco la devota (o truffatrice) Carmela, insegnante di informatica? Forse è implicata nella presunta violazione di codici legati alla sicurezza militare delle infrastrutture NATO e statunitensi? E che accadrà dopo l’incidente del drone americano caduto non lontano da Sigonella? Chi è veramente nato lì lo sa. Ma è proprio questo il punto: la concretezza dell’accaduto.

La commedia è un atto d’amore alla Sicilia e alla sua vis attrattiva degli stessi eventi, ma è anche spunto per riflessioni sull’americanizzazione dell’isola, sui rischi di un presente segnato da conflitti e sul rapporto pericoloso fra intelligenze artificiali e giustizia; e, non da ultimo, su processi storici forse mai sufficientemente meditati.

 

 

                  i monologhi – dialoghi:

 

Come una madre, pubblicato in Percezioni dell’invisibile (L’Arca Felice, 2012), che “di un testo teatrale possiede tutte le connotazioni: vibrante e teso, ricco di pathos, molteplice nel tono dal più basso e raccolto al più vigoroso e fremente, ma sempre intenso, caldo, palpitante. Il poeta dà voce a Melissa Bassi, la ragazza di 16 anni morta durante il folle attentato alla scuola di Brindisi del 19 maggio 2012.

È lei che parla in prima persona rivolta alla madre, e parla Come una madre. La sua voce viene dall’aldilà e assume le caratteristiche di una figura che, pervenuta all’altra vita, ha subìto una profonda trasformazione e trasfigurazione: la sua è la voce di una ragazza che, sottratta alla vita e regalata alla morte, parla come una sorta di sacerdotessa di un dio dell’aldilà, con parole che solo una donna giunta ad una dimensione di vita diversa da quella umana, transumana, può trovare in fondo al suo cuore.

Sono parole di amore, di perdono, di indulgenza, lontanissime dall’odio, dal rancore, dallo spirito di vendetta” (dalla relazione critica di Raffaele Urraro, http://percezionidellinvisibile.blogspot.com/)

 

Pregevole anche la recensione di Paolo Polvani in

http://www.versanteripido.it/percezioni-dellinvisibile-recensione-di-paolo-polvani/

           

            Il monologo ha avuto diverse letture pubbliche, fra cui

nella Sala del Carroccio al Campidoglio, https://www.youtube.com/watch?v=yJ9w5sy2qmc,

al Teatro dei Dioscuri al Quirinale

 https://www.youtube.com/watch?v=SJeYXYx0ES8

 

 

·        

·       La scala di Socrate (dialogo grottesco), un divertissement umoristico e surreale che sferza e omaggia l’antichità classica, e ripercorre itinerari filosofici e letterari lungo binari parodistici e nonsense, con un insistito gusto della citazione dissacrante.

Pubblicato su Senecio   http://www.senecio.it/rec/Righetti_La%20scala%20di%20Socrate.pdf

 

«Brillante pièce teatrale, fruibile appieno da un pubblico colto. L’A. prende spunto dalle ascendenze letterarie di Bertoldo (Giulio Cesare Croce) e di Socrate (Aristofane, Platone e Senofonte) per imbastire uno stravagante e spassoso dialogo mimato (con tanto di indicazioni di regia) tra i due, mettendoli a colloquio in una acrobatica situazione di scena ed evocando, in una vorticosa girandola di battute, non aliena da calembour di vario tipo, una serie ininterrotta di richiami ad autori emblematici, inducendo il lettore – vorrei dire lo spettatore, perché seguiamo tutte le movenze dei due dialoganti – a riflettere sull’oggi, e provocando continuamente (e argutamente) il nostro spirito critico», recensione di Gabriele Burzacchini.

 

              il tragi-racconto:

   

    Martha G. (fra Eros e Thanatos)

    una riscrittura di atmosfera euripidea ambientata in un foyer teatrale in pieno avvento di intelligenze artificiali e robot umanoidi. Anch’esso destinato a uscire su Senecio