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Recensioni
Poesia Edita
In questo breve corso senza fine
Recensione a cura di Raffaele Piazza
Marco Righetti, nato a Roma nel 1958, ha pubblicato numerose raccolte di poesia, collabora a clanDestino e Versante Ripido ed è il vincitore di numerosi premi letterari.
In questo breve corso senza fine, il libro di poesia che prendiamo in considerazione in questa sede, è scandito nelle seguenti sezioni: Stagioni, Geografie e in quella eponima. Il testo presenta una prefazione di Ivan Fedeli ricca di acribia.
Una forte tendenza neolirica connota le poesie di Righetti ed è costantemente presente un tu, presumibilmente femminile, del quale ogni riferimento rimane taciuto. Quella di Marco è una poetica che ha, per cifra distintiva, una forte dose di descrittivismo, quando vengono detti, con maestria, squarci di luoghi, spesso paesaggi urbani.
Nel discorso dell’autore si evidenziano, spessissimo, descrizioni naturalistiche di grande bellezza ed efficacia e la natura stessa è spesso protagonista dell’opera Una forma modernissima del versificare caratterizza i componimenti del nostro, che sembrano decollare senza sforzo sulla pagina, spesso con incipit fulminanti.
La densità metaforica e sinestesica si evidenzia spesso nelle composizioni, pervase tutte da una vaga e misteriosa bellezza.
Il versificare procede per accumulo e le sue caratteristiche più evidenti sono leggerezza, velocità, luminosità e nitore.
Quasi tutte le poesie sono suddivise in strofe compatte e, nella maggior parte dei casi, fluiscono in lunga ed ininterrotta sequenza e minima è la punteggiatura. Sembra che la partita, nelle poesie del poeta romano, si giochi su due livelli, che s’intersecano con ottimi risultati di sintesi, quello dell’affabulazione e quello della riflessione sulle stesse immagini dette con urgenza, attraverso sintagmi precisi, concentrati e carichi di senso.
Alto il componimento Ci sono troppe anime, che fa parte della sezione eponima, poesia divisa in tre strofe sempre misurate e musicali, con un ritmo sincopato che produce una grande bellezza con un andamento e una forma scabri ed essenziali.
Nella suddetta composizione nella parte iniziale Righetti parla di troppe anime che albergano nel cuore per essere riconosciute, anime libere di volare e immanenti in un contesto naturalistico. Nelle altre due strofe il poeta, rivolgendosi al misterioso tu, gli dice che la sua vita è infinitamente stretta, per contenere quello che può dare, per realizzare quello che promette. ma che questa stessa esistenza è fin troppo vasta per quello che già dà e che l’interlocutrice non può capire e neppure misurare i confini del suo esistere.
Una vena mistica s’insinua spesso nelle poesie come, per esempio, in Lo sciogliersi del mare, componimento inserito nella sezione Stagioni quando viene detta una navigazione, un salpare da un porto fino ad esplorare Dio.
Una scrittura convincente, quella del Nostro, tutta tesa ad approdi di conoscenza in ogni campo esistenziale.
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