Scrivo romanzi, racconti, poesie,
atti per il teatro

 

Poesia

Poesia Edita


DIRETTE (Lietocolle, Faloppio 2006)

GIANFRANCO LAURETANO - PREFAZIONE A ‘DIRETTE’

Le poesie di Dirette, opera prima di Marco Righetti, provengono da un profondo lavoro, fatto di varianti e modifiche su particolari minimi, quasi impercettibili, o su porzioni macroscopiche della silloge: il rovello dell’autore, la sua “irrequietezza poetica” è ricerca di una forma pura, non nel senso lessicale (sono anzi accettati termini di varia provenienza e una ricchezza compiuta di segni linguistici) ma compositivo. Alla fine ogni testo vive di un soffio, si compie in un attimo, in un paio di respiri, sottolineati dalla punteggiatura e da quella pausa esplicativa che all’autore piace segnalare con i due punti, frequentemente presenti intorno alla metà del testo. La forma nitida e squillante a cui giungono le singole poesie si aggrega a un verso che è, nel contesto, il punto di equilibrio e di chiarificazione del significato. Alcuni esempi: “restare anzi/nello stesso genere del vento”, “è adagio/l’annuncio”, “Gli invitati fanno parte della coscienza”, “Oggi mi è figlio tutto quello che ami”, quest’ultima una bellissima dichiarazione d’amore per interposta persona, un richiamo alto e teso alla responsabilità che passa attraverso lo sguardo altrui. Sono, come si vede, micro-eventi dentro il contesto di ogni poesia, che si apparecchia essa stessa come evento; veloci ed esatte epifanie che potrebbero anche sussistere aforisticamente. Sono uno dei punti di forza della voce di Righetti, una leva da cui ogni volta il lettore è invitato a ripartire. 

I testi di questa raccolta azionano una specie di cancellazione delle tracce della comunicazione, come se volessero vivere in un tutto-presente, non solo per evidenziare singoli versi esemplari per forza e virtù di significato, ma anche per lasciare come effetto primario una larghezza di respiro, un di più di ossigeno a cui evidentemente mirano prima di tutto. Così i personaggi, a cominciare dal “tu” appaiono di sfuggita, per scomparire immediatamente nel sopravanzare della voce e anche le riferite cronache di viaggio -in Argentina o ai bordi della Pietroburghese Neva, per esempio- sono appena accennate, con paesaggi che non compaiono neppure, ma sono semplici premonizioni legate ad una parola, un sintagma. E’ evidente la fiducia di Righetti nel lettore. Sembra anzi che gli dia una sorta di compito, che consiste nel colmare i vuoti, nel continuare una voce, un ascolto, come se il poeta fosse il maestro di un’orchestra a cui dà solo il segnale di avvio. Perché poi bastano il ritmo e il flusso di una musica che in queste poesie sembra a frammenti ed è in realtà unica, organica e invitante.

Gianfranco Lauretano